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Energia ad alto rischio mod

◆Sono felicissima di aver trovato un articolo sullo sfruttamento geotermico dell’Amiata (Internazionale 1368). Sono emigrata in questa terra trent’anni fa, scappando dalla terra dei fuochi, dove ero perseguitata dal malaffare e mi era impossibile praticare agricoltura biologica, che è la mia passione. Pensavo di aver trovato un angolo di mondo dove avrei potuto realizzare in pace i miei sogni, e mi ritrovo oggi a dover battagliare contro la geotermia speculativa e inquinante. Ho molto apprezzato l’equilibrio del vostro articolo, ma non si è toccata la questione dell’acqua, a mio parere essenziale. La geotermia infatti usa enormi quantità d’acqua e questo ha causato l’abbassamento del bacino idrico di molti metri, fino a causare problemi di inquinamento. L’Amiata, terra sacra agli Etruschi, intatta in molte sue parti, va salvaguardata con attenzione più che mai oggi.
Elena Basile

◆ Ho letto un’apocalittica descrizione delle centrali geotermiche per la produzione di energia elettrica. Felice dell’attenzione per questa risorsa energetica rinnovabile poco abituata al palcoscenico, osservo altresì una certa parzialità di vedute. Un esempio è il citato fumo, evocatore di combustione o sulfurei, diabolici gas, quando invece i bianchi sbuffi in uscita dalle torri delle centrali italiane – e di tutte le centrali a tecnologia flash nel mondo – non solo non sono presenti in impianti binari ma non sono altro che vapore acqueo. Quello delle centrali italiane è monitorato per definirne la quantità di sostanze potenzialmente inquinanti derivanti dal fluido geotermico, dimostrando che queste risultano ben inferiori alle soglie di pericolosità definite dall’Organizzazione mondiale della sanità o, in maniera ancora più cautelativa, dalla regione Toscana per alcuni inquinanti. Non si chiarisce che le tecnologie flash e binarie, ovvero quelle utilizzate o proposte nelle centrali italiane, sono utilizzate dalla stragrande maggioranza delle circa 370 centrali presenti nel mondo, senza presentare le drammatiche conseguenze che si descrivono per nuovi impianti in Italia. Nell’articolo si cita un rapporto del Cnr del 2010, il primo di molti studi, progressivamente più dettagliati, che concludono diversamente da quanto riportato e che colgono meglio la complessità della situazione dell’area, sede di una miniera di mercurio chiusa pochi decenni or sono.
Adele Manzella, presidente Unione geotermica italiana

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