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Speranze e dubbi sul nuovo vaccino

Bogotá, 12 ottobre 2020. Caschi contro il covid-19 disegnati da un gruppo di ingegneri colombiani (Juancho Torres, Anadolu Agency/Getty)

Cosa hanno sviluppato la Pfizer e la Biontech?La casa farmaceutica statunitense Pfizer e l’azienda tedesca Biontech hanno divulgato i risultati parziali di uno studio clinico sul loro vaccino sperimentale contro il covid-19, il BNT162b2, da cui emergerebbe un’efficacia del 90 per cento. I dati provengono da un test clinico in fase III, lo stadio finale della sperimentazione che serve a verificare la sicurezza e l’efficacia di un vaccino o di un farmaco. Le aziende hanno somministrato il vaccino o un placebo ai 43.538 volontari di uno studio in doppio cieco. Significa che circa la metà dei partecipanti ha ricevuto il vaccino mentre all’altra è stato dato un placebo senza che nessuno sapesse chi aveva ricevuto l’uno e chi l’altro. All’8 novembre, 38.955 volontari avevano ricevuto una seconda dose. Le due aziende hanno aspettato fino a quando non ci sono stati 94 casi confermati di contagio tra i partecipanti, che nel frattempo erano tornati alle loro vite. Una commissione indipendente ha avuto accesso ai dati e ha scoperto che circa il 90 per cento dei contagiati rientrava nel gruppo che aveva ricevuto il placebo. Le cifre esatte non sono state rese note, ma un calcolo approssimativo fa pensare che 85 casi rientravano nel gruppo del placebo e nove in quello del vaccino.

Significa che stiamo per avere un vaccino che funziona? Non ancora. È un verdetto provvisorio, non definitivo. E il “punto finale” di questo test – rispetto al quale viene giudicato il successo o il fallimento – è quasi il minimo indispensabile. Ci dice solo se le persone sono state protette dall’infezione virale, ma non se il vaccino previene forme gravi della malattia o la morte. Se il 10 per cento delle persone vaccinate rimane vulnerabile perché ha contratto il virus, ci potrebbero essere comunque molti malati e morti. Il test non è abbastanza ampio per dircelo. “Gli studi non hanno un numero adeguato di pazienti per dirci in modo affidabile se si possono evitare forme gravi di malattia”, afferma Susanne Hodgson, del Jenner institute dell’università di Oxford, un centro specializzato nella ricerca sui vaccini. Hodgson ha parlato con New Scientist degli studi sul covid-19 e sui vaccini in generale, non di quello della Pfizer/Biontech in particolare. “Per raccogliere questo tipo di dati avremo bisogno di somministrare i vaccini a una popolazione molto più ampia”. La ricercatrice ha lavorato agli studi clinici nel Regno Unito sul vaccino candidato alla lotta al sars-cov-2 sviluppato dall’università di Oxford e dalla AstraZeneca, ma non è coinvolta nel vaccino BNT162b2.

Un’altra cosa importante, dice Hodgson, è che l’efficacia del vaccino nel mondo reale può essere inferiore a quella riscontrata negli studi clinici. Questo può dipendere dal fatto che i vaccini non funzionano molto bene nelle persone anziane, mentre di solito sono testati su quelle più giovani. La Pfizer e la Biontech non hanno dato dettagli sulla fascia di età dei partecipanti al loro studio.

Quindi bisogna aspettare ancora? Sì. La sperimentazione andrà avanti fino a quando non ci saranno state 164 infezioni confermate, e una prima valutazione sarà fatta dopo 120 infezioni. Ma le possibilità che il risultato si capovolga sono molto ridotte. Un po’ come il conteggio dei voti nelle presidenziali statunitensi, il numero di casi nel gruppo placebo ha già raggiunto un livello che non può essere superato dal gruppo del vaccino, che si sta avvicinando alla soglia necessaria per “vincere”, almeno secondo i criteri stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nella sua valutazione ufficiale di ciò che costituirebbe un vaccino contro il covid-19 sicuro ed efficace. Quella soglia è la riduzione del 50 per cento del rischio relativo, che in questo studio significherebbe non più di 54 contagi nel gruppo dei vaccinati su un totale di 164 contagiati tra i due gruppi.

Quando si raggiungerà quella soglia? Estrapolando i risultati ottenuti finora dallo studio, abbastanza presto. Il test è cominciato il 27 luglio e ha registrato 94 casi in tre mesi. Ne bastano altri 70 per arrivare al numero magico di 164. E con i contagi in aumento in molte parti del mondo – lo studio è globale con molti volontari negli Stati Uniti – ci si potrebbe arrivare prima di Natale.

Cosa succederà a quel punto? Se i numeri sono ancora buoni, le aziende potrebbero decidere di chiedere l’approvazione del vaccino a un ente che si occupa della regolamentazione dei farmaci, come la Food and drug administration (Fda) statunitense. La Fda ha detto che non prenderà scorciatoie. Non ha fissato dei tempi per il processo di approvazione, e rispetterà la procedura standard: rivedere i dati, chiedere consiglio al comitato consultivo sui vaccini e prodotti biologici correlati, e prevedere un periodo per la discussione pubblica. Potrà anche richiedere ulteriori dati alle due aziende.

Secondo il Forum economico mondiale, di solito l’approvazione di un vaccino richiede uno o due anni. L’agenzia statunitense ha affermato che accelererà il processo, ma senza abbreviarlo. “La Fda non autorizzerà né approverà alcun vaccino contro il covid-19 prima di aver soddisfatto le rigorose norme dell’agenzia in termini di sicurezza ed efficacia”, ha dichiarato il commissario Stephen Hahn in un comunicato del 29 settembre.

Poi saremo a posto? No. Anche se un ente regolatore autorizza il vaccino, ci sono altri ostacoli, non ultimo l’offerta limitata. “Prevediamo di produrre fino a cinquanta milioni di dosi di vaccino nel 2020 e fino a 1,3 miliardi di dosi nel 2021”, hanno scritto le due aziende nel comunicato stampa che annunciava i risultati. Servono circa 14 miliardi di dosi per vaccinare tutti, tenendo conto degli inevitabili sprechi e del fatto che ogni persona avrà bisogno di due do­si.

I vaccini richiedono anche un’attenta valutazione dopo l’autorizzazione, spesso chiamata studio di fase IV, perché le reazioni avverse possono essere troppo rare per emergere dagli studi clinici, ma abbastanza gravi da rendere il vaccino inadatto per un uso diffuso, afferma Hodg­son. Alcune reazioni avverse possono richiedere mesi o anni per essere rilevate, spiega.

E l’approvazione d’emergenza? È una possibilità concreta. La Fda ha una procedura chiamata autorizzazione all’uso d’emergenza (Eua), e in situazioni critiche può concedere un’approvazione temporanea a medicinali non testati. La Pfizer e la Biontech intendono richiederla per il loro vaccino, ma non hanno ancora dati sufficienti sulla sicurezza. Li stanno raccogliendo e potrebbero averne abbastanza nella terza settimana di novembre. La Fda ha già emesso cinque Eua per le terapie covid-19. Anche l’Oms ha una procedura per l’uso in casi di emergenza, ma la Pfizer e la Biontech non hanno dichiarato di volerla seguire.

Ci sono altri aspetti negativi? Sì. Il vaccino dev’essere conservato a bassissime temperature, cosa che può essere problematica, e soprattutto richiede due dosi, un fatto che l’Oms considera tutt’altro che ideale. I vaccini a iniezione singola sono preferibili perché servono meno dosi e non si rischia che le persone saltino il richiamo. Un altro aspetto negativo è che i risultati escludono le persone che sono state infettate dal virus in precedenza. Un vaccino molto diffuso sarà inevitabilmente somministrato a chi ha avuto la malattia, quindi dobbiamo conoscere anche gli effetti che ha su di loro. Ancora una volta, le due aziende affermano di avere dati al riguardo e che continueranno a indagare durante il processo.

C’è anche il fatto che i risultati sono stati divulgati con un comunicato stampa, non in un articolo scientifico, quindi per gli scienziati è difficile valutare i dettagli. Pfizer e Biontech affermano che sottoporranno presto i risultati alla revisione di esperti in vista di una pubblicazione su una rivista scientifica. Un ultimo problema è che non sappiamo ancora quanto potrebbe durare l’immunità indotta dal vaccino.

A che punto sono gli altri vaccini? Secondo l’Oms, sono allo studio altri 46 vaccini, sette dei quali in fase III.

Comunque questo studio è una buona notizia, giusto? Sì. “Anche un vaccino parzialmente efficace potrebbe avere un forte impatto sul corso della pandemia”, dice Hodgson. ◆ bt

   La Pfizer e la Biontech hanno detto di non aver riscontrato nello studio nessun serio problema di sicurezza. Ma questo vaccino usa l’Rna messaggero del virus, cioè del materiale genetico virale, per indurre una risposta immunitaria, mentre di solito nei vaccini si usano virus attenuati o proteine ​​virali. Finora nessun vaccino di questo tipo è stato mai approvato, quindi potrebbero ancora esserci sorprese. Le aziende hanno spiegato che i volontari saranno monitorati per due anni dopo aver ricevuto la seconda dose.      
Da sapere
Cosa prevede il nuovo decreto

u Il decreto del presidente del consiglio dei ministri (dpcm) firmato il 4 novembre da Giuseppe Conte prevede alcune restrizioni in tutto il territorio nazionale: limitazione della circolazione delle persone dopo le 22, chiusura di musei e mostre, attività didattica in presenza per scuole elementari e medie e per i servizi all’infanzia, didattica a distanza per le scuole superiori, capienza massima dei mezzi di trasporto pubblico ridotta al 50 per cento, ristoranti e bar aperti dalle 5 alle 18, ristorazione con consegna a domicilio fino alle 22. Inoltre il paese è diviso in fasce a seconda dell’andamento epidemiologico: in quella che i giornali chiamano fascia verde bisogna rispettare solo le restrizioni nazionali. In quella arancione è vietato ogni spostamento, in entrata e in uscita dalle regioni e nei comuni diversi da quello di residenza. Sono sospese le attività dei servizi di ristorazione. Nella rossa è vietato ogni spostamento anche all’interno del territorio, salvo che per ragioni di salute, necessità, urgenza, per andare a scuola, per fare una passeggiata o fare sport (da soli) all’aperto. È stato deciso di chiudere i negozi al dettaglio, tranne alimentari, farmacie, edicole e parrucchieri. È prevista l’attività scolastica in presenza solo per scuola dell’infanzia, elementare e prima media. La definizione delle varie fasce è decisa dal ministero della salute, che si confronterà con le regioni, per un minimo di 15 giorni. Il decreto è in vigore dal 5 novembre al 3 dicembre. Il Post, Corriere della Sera


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