Mondovisioni

La rassegna Mondovisioni organizzata da Internazionale e CineAgenzia presenta alcuni dei più appassionanti e urgenti documentari su attualità e diritti umani, selezionati dai maggiori festival e proposti in esclusiva per l’Italia. Dopo l’anteprima a Internazionale a Ferrara, la rassegna inizia un tour lungo 12 mesi tra sale, associazioni e istituzioni culturali, scuole, università, biblioteche e spazi di ogni genere: centinaia di proiezioni all’anno in decine di città grandi e piccole, da nord a sud.

Mondovisioni è a disposizione delle sale cinematografiche e di ogni altro spazio attrezzato con uno schermo e un videoproiettore. In questa pagina puoi trovare il programma delle proiezioni per partecipare e vedere i documentari, e se nella tua zona la rassegna non arriva, CineAgenzia ti aiuta a portarla anche nella tua sala preferita o nello spazio che gestisci o frequenti.

L’edizione attuale di Mondovisioni è in distribuzione fino a settembre 2026, e può essere proposta con la massima flessibilità. Sono a disposizione video di presentazione dei documentari realizzati dai registi e dai redattori di Internazionale, e materiali grafici e social coordinati a cura di Internazionale.

L’edizione 2025-2026 di Mondovisioni guarda per la prima volta a Cuba, per raccontare la crisi del paese e una lotta per la democrazia a rischio di strumentalizzazione, e dietro le quinte del mondo accademico, con un indagine sul traffico globale di testi universitari prodotti in Kenya per gli studenti occidentali. La rassegna torna a occuparsi di temi centrali nel dibattito contemporaneo come le migrazioni, con l’incontro alle porte dell’Europa tra una famiglia polacca e un giovane siriano in fuga, e la libertà di espressione, con il ritratto dell’unità della polizia svedese impegnata a difenderla, in un panorama politico sempre più polarizzato. Inevitabile occuparsi di Gaza, attraverso memorie e immagini di una famiglia palestinese in esilio e uno squarcio inedito sulla vita che c’era e resiste nella Striscia. E se di fronte a certe tragedie un futuro sembra impossibile, la quindicenne messicana Karla ci dimostra il contrario, affrontando con slancio e allegria la sua transizione di genere, insieme alle incertezze dell’adolescenza e i pregiudizi della società.

Night is not eternal
di Nanfu Wang
Stati Uniti, 93’
Per sette anni la regista cinese-statunitense statunitense Nanfu Wang ha seguito l’attivista Rosa María Payá, figlia dello storico dissidente cubano Oswaldo Payá, nella sua lotta per il cambiamento democratico a Cuba. Una storia sul valore dell’impegno politico che intreccia ricordi e riflessioni sull’autoritarismo e il desiderio di libertà tra Cina, Cuba e gli Stati Uniti.

Niñxs
di Kani Lapuerta
Messico/Germania, 85’
Dalla città di Tepoztlán in Messico, Karla, quindici anni, racconta il suo viaggio alla scoperta di sé, affrontando la transizione di genere tra le gioie e le incertezze dell’adolescenza, e i pregiudizi della società. Un film frutto di otto anni di riprese per raccontare una storia tenera e incoraggiante di formazione e di affermazione.

The dialogue police
di Susanna Edwards
Svezia/Norvegia/Danimarca, 90’
In una Svezia attraversata da tensioni sociali, tra proteste per il clima e copie del Corano bruciate in piazza, un’unità speciale della polizia ha il compito di difendere la democrazia e il diritto di espressione di tutti con un’unica arma: il dialogo.

The guest
di Zvika Gregory Portnoy e Zuzanna Solakiewic
Polonia/Qatar, 78’
Maciek vive in un villaggio polacco al confine con la Bielorussia. È l’inverno del 2021 e la zona viene militarizzata per respingere i migranti che cercano di entrare nell’Unione europea. Un giorno sua madre accoglie in casa Alhyder, un giovane siriano esausto. La sua presenza fa emergere un senso di umanità e speranza, in contrasto con quello che accade all’esterno.

The life that remains
di Dorra Zarrou
Egitto/Arabia Saudita 2024, 79’
Una famiglia palestinese, scappata da Gaza dopo la feroce reazione israeliana agli attentati del 7 ottobre 2023 e rifugiata in Egitto, affronta la perdita, il lutto e la nostalgia, sognando di tornare in una patria ormai distrutta. Attraverso le testimonianze e le immagini della vita in esilio e di quella a Gaza prima e durante la guerra, il film racconta il trauma silenzioso di chi è rimasto in vita.

The shadow scholars
di Eloise King
Regno Unito, 100’
Patricia Kingori, la più giovane professoressa nera nei 925 anni di storia di Oxford, indaga sull’industria globale segreta dei saggi su commissione scritti da decine di migliaia di giovani keniani per gli studenti dei paesi ricchi. Un film che smonta i miti della superiorità accademica dell’occidente e mette in discussione la sua presunta egemonia intellettuale.

Scrivi a info@cineagenzia.it per maggiori informazioni e per portare Mondovisioni nella tua città.

Sul sito cineagenzia.it/mondovisioni trovi le schede complete dei documentari, con trailer, immagini, biografie e dichiarazioni dei registi, e l’archivio di tutti i film presentati negli anni da Mondovisioni.

Test link

Sommario: La sintesi della psilocibina si è evoluta in modo indipendente in due diversi generi di funghi allucinogeni. Leggi

fsdfdsfsdf
confronti

SettimanaleSezioniNewsletterPodcastRegalaPrivacyInformativa sulla privacy(ex articolo 13 del Regolamento UE 2016/679 )Dal 25 maggio 2018 entrano in vigore le nuove disposizioni… Leggi

Audio test ennesimo

La redazione di Internazionale si impegna ogni giorno a fornire un’informazione di qualità. Questo ha un costo e per sostenerlo abbiamo bisogno anche della pubblicità mirata, che tra l’altro permette di leggere una parte dei contenuti gratuitamente. Senza il contributo della pubblicità l’accesso al sito di Internazionale avviene con il pagamento di abbonamenti che hanno costi crescenti. Per questo chiediamo il tuo consenso all’uso di cookie o tecnologie simili anche da parte di terzi selezionati per finalità diverse da quelle strettamente necessarie, come specificato nella Cookie policy.
La redazione di Internazionale si impegna ogni giorno a fornire un’informazione di qualità. Questo ha un costo e per sostenerlo abbiamo bisogno anche della pubblicità mirata, che tra l’altro permette di leggere una parte dei contenuti gratuitamente. Senza il contributo della pubblicità l’accesso al sito di Internazionale avviene con il pagamento di abbonamenti che hanno costi crescenti. Per questo chiediamo il tuo consenso all’uso di cookie o tecnologie simili anche da parte di terzi selezionati per finalità diverse da quelle strettamente necessarie, come specificato nella Cookie policy.
La redazione di Internazionale si impegna ogni giorno a fornire un’informazione di qualità. Questo ha un costo e per sostenerlo abbiamo bisogno anche della pubblicità mirata, che tra l’altro permette di leggere una parte dei contenuti gratuitamente. Senza il contributo della pubblicità l’accesso al sito di Internazionale avviene con il pagamento di abbonamenti che hanno costi crescenti. Per questo chiediamo il tuo consenso all’uso di cookie o tecnologie simili anche da parte di terzi selezionati per finalità diverse da quelle strettamente necessarie, come specificato nella Cookie policy.

video vuoto

sdfsdfsdfsdf Leggi

dsfsdfsdf
test cta
prova dida 
Le carovane non si fermano

Uno dei due gruppi era partito da Tapachula, nello stato messicano del Chiapas, vicino al confine con il Guatemala, il 5 novembre, lo stesso giorno della vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali statunitensi. Era formato da circa 2.500 persone e in quasi quattro settimane di cammino aveva percorso circa 430 chilometri, raggiungendo Tehuantepec, nello stato di Oaxaca.

In questa città molti migranti sono stati fatti salire su autobus diretti a sud o in altre zone del paese dove potranno ricevere assistenza medica e dove sarà esaminato il loro status migratorio. Il secondo gruppo, formato da 1.500 migranti, era partito il 20 novembre ed è stato sciolto nella città di Tonalá, ancora in Chiapas. A queste persone le autorità hanno offerto un visto provvisorio che le autorizza a viaggiare per il Messico per venti giorni.

Lo stesso fine settimana un’altra carovana si è messa in marcia, ancora da Tapachula, con lo stesso obiettivo delle precedenti: arrivare il più vicino possibile alla frontiera con gli Stati Uniti prima che Trump si insedi alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio. La maggior parte delle persone viene dal Venezuela, ma ci sono anche migranti dalla Colombia, da Haiti, dall’Honduras e dai paesi del Medio Oriente. Dopo tre giorni di cammino una parte del gruppo si è fermata, in difficoltà per il caldo, il dolore ai piedi e la stanchezza. Ma il portavoce della carovana ha detto all’agenzia Efe che la maggior parte di loro vuole proseguire per raggiungere Città del Messico e che è disposta a tutto, quindi le autorità messicane dovrebbero provvedere almeno fornendogli dell’acqua.

La paura di tutti è che il leader repubblicano mantenga le promesse fatte in campagna elettorale di chiudere la frontiera tra Messico e Stati Uniti e di respingere in massa tutti i migranti senza documenti.

Il 3 dicembre la presidente messicana Claudia Sheinbaum, del partito Morena (progressista), ha assicurato in conferenza stampa che il paese è preparato all’eventuale espulsione dei suoi connazionali. Saranno chiamati anche nuovi avvocati esperti in questioni migratorie per seguire i casi di queste persone. Sul tema Sheinbaum e Trump si erano parlati al telefono qualche giorno prima. In quell’occasione la leader messicana aveva assicurato che nell’ultimo anno il governo del suo predecessore, Andrés Manuel López Obrador, aveva già ridotto del 75 per cento l’arrivo di migranti al confine con gli Stati Uniti, rispondendo così alla minaccia di Washington di aumentare del 25 per cento i dazi su tutti i prodotti di importazione provenienti dal Messico se non fermerà “l’invasione” di migranti e droga negli Stati Uniti.

Anche se gli arrivi alla frontiera tra Messico e Stati Uniti sono diminuiti, tra gennaio e agosto di quest’anno più di 925mila persone sono entrate in Messico in modo irregolare attraverso il confine meridionale. Alcune città messicane, Tapachula ne è un esempio, sono diventate un limbo dove i migranti aspettano mesi in attesa che le loro domande siano esaminate e gli albergues, i centri di accoglienza, sono pieni oltre ogni limite con conseguenze pericolose sulla salute e sulla sicurezza. Mancano dati ufficiali, ma le organizzazioni per i diritti umani stimano che oggi a Tapachula, che ha 350mila abitanti, vivono almeno 50mila migranti. In città ci sono tre rifugi principali, che possono ospitare mille persone. Tutte le altre vivono in alberghi, tende, case o alle intemperie.

Il Messico controlla da anni i flussi dei migranti per conto degli Stati Uniti. Quando passano per i paesi dell’America Centrale le persone in viaggio verso nord ricevono semplicemente un documento che gli consente di attraversare il territorio, mentre in Messico devono affrontare una burocrazia complessa che limita la loro mobilità, oltre a essere esposti alle violenze e alle estorsioni dei narcotrafficanti. Le richieste di Trump al Messico di raddoppiare gli sforzi per impedire ai migranti di entrare negli Stati Uniti rischiano di aggravare la crisi umanitaria, spingendo sempre più persone a partire e dando più soldi e potere alla criminalità organizzata che si arricchisce sulla loro pelle.

Prova verbatim

Han Dong-hoon, leader del Partito del potere popolare (Ppp), ha cambiato idea dopo che il giorno prima aveva affermato che il suo partito avrebbe respinto una mozione per la destituzione di Yoon presentata da sei partiti d’opposizione, tra cui il Partito democratico di Corea (centrosinistra).“Se Yoon resterà al suo posto c’è il rischio che possa ripetere atti estremi come la proclamazione della legge marziale, che potrebbero mettere in pericolo il paese e i cittadini”, ha dichiarato in un discorso in tv.

Han Dong-hoon, leader del Partito del potere popolare (Ppp), ha cambiato idea dopo che il giorno prima aveva affermato che il suo partito avrebbe respinto una mozione per la destituzione di Yoon presentata da sei partiti d’opposizione, tra cui il Partito democratico di Corea (centrosinistra).“Se Yoon resterà al suo posto c’è il rischio che possa ripetere atti estremi come la proclamazione della legge marziale, che potrebbero mettere in pericolo il paese e i cittadini”, ha dichiarato in un discorso in tv.

test dida img
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.