Dopo l’attentato del 2 novembre a Vienna, in cui quattro persone sono morte e 23 sono rimaste ferite, in Austria infuria la polemica sulle responsabilità della polizia e dei servizi segreti. Il ministero dell’interno ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per capire come l’autore della strage, che era stato condannato per aver cercato di unirsi al gruppo Stato islamico (Is), possa essere sfuggito alla sorveglianza delle istituzioni. Il settimanale viennese Falter ha indagato sul contesto dell’attacco e ha individuato diversi fallimenti da parte dello stato austriaco, a cominciare dalle scarse risorse destinate ai servizi sociali che dovrebbero prevenire la radicalizzazione dei giovani musulmani. Questo nonostante a Vienna fosse stata accertata l’esistenza di una rete di reclutamento dell’Is, che aveva convinto almeno trecento persone ad andare a combattere in Siria. Il 10 novembre il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi. I due hanno partecipato a una videoconferenza con altri leader europei, in cui si è parlato di rafforzare i controlli alle frontiere e la cooperazione in materia di terrorismo. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1384 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati