◆ Cittadini, abbiate fede e aggrappatevi a Speranza, per carità. Questa, al momento, dovrebbe essere l’unica raccomandazione che conti, se si vuole evitare il caos. Ma le raccomandazioni, ormai non più corroborate dalla paura, diventata normale come il caffè al risveglio, contano zero. Eccovi un dialoghetto colto con queste orecchie: “Il ministro Speranza si raccomanda di non farlo”. “Si raccomanda o lo vieta severamente?”. “Si raccomanda”. “Cioè non lo vieta nemmeno tanto per vietare, senza severità?”. “No”. “Allora vieni, babbeo, c’è il sole: t’hanno convinto che anche il sole fa male?”. Ora sarebbe molto sbagliato credere che questo atteggiamento sia solo di matrice salvinomeloniana. C’è una cittadinanza trasversale che ormai il virus è disposta a prenderlo sul serio solo se – tassativamente – le ordini di prenderlo sul serio. Non è sufficiente dirle con garbo: “Gli ospedali stanno collassando; la malattia può fare cose veramente terribili al tuo organismo; ti raccomando di riguardarti usando riguardo agli altri”. Ti risponde: “E perché io devo seguire le tue raccomandazioni mentre gli altri se la godono?”. È un inno alla disobbedienza che, paradossalmente, invoca reclusione per tutti e punizione per chi disobbedisce. Agli occhi di questi cittadini il ministro Speranza conta meno di Paperino, se si limita a dire: qui si può fare, là no, mi raccomando.
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Questo articolo è uscito sul numero 1384 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati